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Yara, Bruzzone: “Lettere hard tra Bossetti e detenuta? Private e irrilevanti. Le videocamere invece…”

Intervista del 22 aprile 2016

Yara, Bruzzone: “Lettere hard tra Bossetti e detenuta? Private e irrilevanti. Le videocamere invece…”

“Le lettere hard tra Bossetti e la detenuta? Non cambiano niente ai fini della decisione in relazione al delitto di Yara e possono tranquillamente rimanere nelle tasche di Bossetti”. Così Roberta Bruzzone, criminologa, spiega a Intelligonews il particolare che si aggiunge alla vicenda nel giorno in cui i giudici decideranno sulle perizie chieste dalla difesa.

Oggi è il giorno della verità: il pm si è opposto a tutte le 5 perizie chieste della difesa e la Corte deciderà nel pomeriggio. Perché secondo lei questa opposizione?

«Perché secondo me è in linea con quello che sostiene la procura e anche i consulenti che si sono avvicendati in questa triste storia e durante il processo. Tutte le questioni avanzate dalle difesa sono state ampiamente superate nel dibattimento; quindi sono perizie, almeno per quanto riguarda il dna, ininfluenti. E’ possibile, secondo me, che possa essere accolta la richiesta di integrazione rispetto all’ulteriore lavoro fatto sulle videocamere in relazione al furgone eseguito dall’Università di Parma, come richiesto dalla Procura, perché questo, in effetti, potrebbe essere un ulteriore elemento a supporto della decisione».

Bossetti e la difesa chiedono l’acquisizione per intero di tutte le lettere “hard” con una donna detenuta perché  – è la tesi – vanno contestualizzate e sono la “trasposizione di una affettività compromessa dal carcere”; insomma si tratta di “discorsi tra adulti senza alcun collegamento” e inoltre, queste missive “confermano la personalità dell’imputato” che si dice innocente ed ha fiducia nei giudici. Qual è la sua valutazione?

«Secondo me quelle lettere non cambiano niente ai fini della decisione in relazione al delitto di Yara e possono tranquillamente rimanere nelle tasche di Bossetti. A mio avviso, sono comunicazioni totalmente private e le lascerei alla sfera intima del Bossetti; non penso abbiano dignità per entrare nel processo».

I giudici della Corte di Assise di Bergamo leggeranno nel pomeriggio l’ordinanza sulle prove chieste dopo la fine del dibattimento. Tra queste, la perizia sul dna trovato sul corpo della vittima e che sarebbe attribuita a Bossetti. L’accusa si è opposta a alla perizia perché non la considera necessaria. Lei ritiene che invece dovrebbe aprire? Sarebbe un errore non farlo?

«Sono assolutamente in linea con quanto sostenuto dalla procura e dalla parte civile. Il punto in relazione al dna di “ignoto 1” riconducibile a Bossetti, non offre nessuno spunto di criticità. Ci sono tutti gli indicatori, c’è una presenza sovrabbondante nel reperto, cioè sugli indumenti intimi della bambina; quindi non ci sono dubbi sulla lettura di quel dato che è stato ampiamente riscontrato da più attività di accertamento. Quindi, francamente, su quel punto non mi aspetto alcun tipo di evoluzione e sono sufficientemente sicura che la Corte non riterrà di dover tornare sul punto».

Oggi, dunque, si deciderà sulle perizie: secondo lei c’è ancora una perizia fondamentale in questo processo che i giudici dovrebbero accogliere?

«Di fondamentale a mio avviso non c’è più nulla. E’ possibile che, giusto ad abundantiam, si decida di integrare con la relazione sulle videocamere disposta con l’ausilio anche dell’Università di Parma, proprio per sfatare definitivamente le suggestioni in qualche modo prodotte dalla difesa sul punto del furgone. Se davvero qualcosa verrà accolto, credo che la possibilità realistica sia in relazione a quello specifico accertamento».