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Violenza su donne e caso Carla Caiazzo. Bruzzone: “Attenti a segnali ed esempi”

Intervista del 23 novembre 2016

Violenza su donne e caso Carla Caiazzo. Bruzzone: “Attenti a segnali ed esempi”

Venerdì 25 novembre si celebra la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
Com’è la situazione in Italia? La violenza sulle donne è ancora molto diffusa, oppure anche grazie alla legge contro il femminicidio si sono riscontrati miglioramenti?
Intelligonews lo ha chiesto alla criminologa Roberta Bruzzone, che ha sempre difeso le donne, anche da se stesse se necessario.
Dottoressa Bruzzone, la violenza sulle donne è ancora a livelli allarmanti o la situazione può darsi migliorata?
“Parlare di miglioramento è fuori luogo, abbiamo un dato strutturale che ci accompagna stabilmente da oltre 25 anni con un numero di vittime che dal 2000 ad oggi ci riferisce di oltre 2300 donne uccise in quanto mogli, madri, fidanzate, compagne, figlie, sorelle ecc. La questione quindi non sta migliorando affatto. Quella che sta migliorando semmai è la percezione delle donne nel dover prendere posizione attraverso la denuncia querela e questo dato va letto positivamente. Il femminicidio però, ci tengo a precisarlo, è la punta dell’iceberg ma dobbiamo considerare anche le ripetute violenze di natura fisica, economica e sessuale che sono purtroppo rilevantissime”.
Quali sintomi dovrebbero far comprendere ad una moglie o ad una fidanzata la pericolosità del proprio partner?
“Fra tanti indicatori gli elementi più rilevanti sono sostanzialmente due: i soggetti che possono trasformarsi con maggiori probabilità in assassini sono quelli che si focalizzano in modo maniacale sul controllo e la sorveglianza della partner e sulla volontà di mantenerla isolata dai contesti in cui vive, sia quelli familiari che lavorativi. Questo tipo di soggetto nel momento in cui percepisce una violazione dei confini entro cui pretende di relegare la donna può diventare molto pericoloso.  Il secondo scenario è legato a soggetti immaturi e profondamente narcisisti che possono arrivare a decidere di eliminare la compagna o la moglie vedendo in loro un ostacolo ai loro piani o alle loro esigenze economiche. Il caso più emblematico è quello dei mariti che uccidono le mogli per paura di una costosa separazione”.
Poche ore fa è uscita la sentenza sul tentato omicidio di Carla Caiazzo. Il fidanzato che ha tentato di bruciarla viva insieme alla bimba che portava in grembo procurandole seri danni è stato condannato a 18 anni. Come giudica la pena?
“La contestazione era di tentato omicidio e la pena inflitta dalla Corte, è stata più elevata rispetto alla richiesta del Pubblico Ministero, anche più dura di quella richiesta dal pubblico ministero. Inoltre l’imputato aveva scelto il rito abbreviato e quindi secondo il nostro ordinamento la pena è sicuramente congrua. Credo tuttavia che questo signore non volesse uccidere Carla, il suo semmai è stato un omicidio di identità per impedire a Carla di essere quella di prima”.
Fra i vari casi di violenza sulle donne di cui si è occupata, quale è più da esempio per cautelarsi rispetto ai comportamenti del partner? 
“Ce ne sono molti: l’omicidio di Melania Rea per esempio uccisa da un marito profondamente narcisista, quello di Barbara Cicioni uccisa mentre era incinta di 8 mesi, e poi ancora quello di Sara di Pietrantonio. Purtroppo i casi sono tanti e i copioni alla fine sempre gli stessi”.