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Svolta Garlasco, Dna su unghie non è di Alberto. Bruzzone: “Non escluderei ritorno in Aula”

Intervista del 19 dicembre 2016

Svolta Garlasco, Dna su unghie non è di Alberto. Bruzzone: “Non escluderei ritorno in Aula”

Il Dna trovato e isolato sotto le unghie di Chiara Poggi non apparterebbe ad Alberto Stasi ma ad una persona di sesso maschile, che potrebbe gravitare nel vecchio giro di amicizie o di conoscenze della 26enne uccisa a Garlasco la mattina del 13 agosto 2007. Lo affermerebbero i risultati di laboratorio condotti da un noto genetista, su incarico della difesa di Stasi condannato in via definitiva per l’omicidio della fidanzata.
La consulenza chiesta dalla difesa dell’ex fidanzato di Chiara è stata svolta da una società di investigazioni che ha riesaminato gli atti dell’inchiesta. Gli accertamenti avrebbero portato a isolare una bottiglietta d’acqua e un cucchiaino che sarebbero stati utilizzati dal ragazzo, che potrebbe far parte della cerchia di vecchie amicizie della Poggi.
Una novità che potrebbe anche portare alla riapertura del processo.
Intelligonews ha chiesto un parere in merito alla criminologa Roberta Bruzzone, che ha contestualizzato subito la notizia.
 Dottoressa, la convince questa novità nel delitto di Garlasco? E’ credibile il risultato della consulenza effettuata dalla difesa?
“Non ho elementi per non considerare credibili i risultati di laboratorio o la serietà della consulenza genetica che suppongo sia stata eseguita con consapevolezza. Ora però non basta capire tanto di chi è questo Dna, ma quanto materiale c’è. A distanza di dieci anni dal delitto bisogna contestualizzare questo tipo di informazioni per altro ottenute riesaminando gli atti dell’inchiesta. Secondo la dinamica accertata in sede investigativa, la vittima non avrebbe potuto difendersi attivamente graffiando o interagendo fisicamente con l’aggressore, ragione per cui bisogna andare cauti. Tutti noi abbiamo addosso materiale genetico di persone con cui condividiamo ambienti e situazioni. Quindi ricapitolando: bisogna capire quanto materiale c’è, su quali basi il profilo genetico riscontrato non è realmente riconducibile ad Alberto Stasi e considerare la dinamica del delitto che non è una dinamica attiva di difesa da parte di Chiara Poggi”.
 Ma potrebbe essere sufficiente questa novità per far riaprire  il processo?
“Le indagini sul luogo del delitto vennero svolte in maniera discutibile e questo è stato accertato sia in primo che in secondo grado. Ci sono voluti cinque processi per arrivare ad una condanna, quindi le criticità in questo delitto ci sono.  Ad ogni modo può bastare anche un elemento di novità alternativo rispetto alle risultanze della sentenza che ha portato alla condanna per poter ottenere la revisione di un processo”.
 Quindi Stasi può ben sperare?
“Andiamoci piano. Stasi resta al momento un condannato in via definitiva. Se sarà accettata la revisione del processo si dovrà tornare in Aula e non è detto che la sentenza che scaturirà dall’eventuale nuovo processo potrà essere necessariamente diversa dalla prima. Ripeto, non ho elementi per non considerare credibile e autorevole la consulenza della difesa e le risultanze delle analisi genetiche ma che Stasi non sia colpevole è tutto da dimostrare”.