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Permesso premio Guede, Bruzzone: “Senza telecamere, ora si vedrà. Non tutti caso Izzo”

Intervista del 23 maggio 2016

Permesso premio Guede, Bruzzone: “Senza telecamere, ora si vedrà. Non tutti caso Izzo”

“I permessi premio possono essere molto utili, ma tutto dipende dal comportamento del detenuto. Se il permesso è stato concesso tuttavia significa che il percorso rieducativo del soggetto beneficiario sta procedendo bene”.
La criminologa Roberta Bruzzone commenta a Intelligonews la notizia del permesso premio concesso a Rudy Guede, il 29 enne ivoriano condannato in via definitiva a 16 anni di carcere per l’omicidio di Meredith Kercher avvenuto a Perugia il 1 novembre del 2007: permesso che gli consentirà di uscire per trentasei ore dal carcere Mammagialla di Viterbo dove è detenuto da oltre sei anni. Guede fu arrestato la prima volta in Germania il 20 novembre del 2007 dopo che la scientifica aveva individuato il suo Dna sul luogo del delitto ed estradato in Italia il 6 dicembre.
Dottoressa Bruzzone è giusto concedere il permesso premio a Guede considerando che è l’unico condannato nell’ambito dell’omicidio Meredith?
“Evidentemente aveva i requisiti per ottenerlo. Sono passati più di otto anni da quando è entrato in carcere, non è una scelta che viene lasciata al caso, ci sono organi deputati a decidere in tal senso sulla base di analisi e valutazioni specifiche. E’ segno che il percorso rieducativo sta procedendo bene”.
Quali requisiti consentono la concessione dei permessi premio?
“Dipende dalla condotta in carcere e dall’evoluzione, positiva o meno, del progetto rieducativo del detenuto costantemente monitorato. Se sussistono queste premesse secondo l’ordinamento carcerario ottenere il permesso premio è un diritto”.
Ma secondo lei sono davvero utili i permessi premio? Aiutano la definitiva riabilitazione del detenuto?
“Ritengo che in alcuni casi, ad esempio in presenza di reati sessuali, lascino il tempo che trovano. Nel caso invece di altri reati particolari la valutazione deve essere affidata agli organi competenti che seguono il percorso rieducativo. Spesso si sono rivelati utili ed efficaci per favorire il reinserimento del detenuto nella società, altre volte invece no. Pensiamo a quello che è successo con Angelo Izzo che è tornato ad uccidere proprio approfittando di un permesso premio. E’ tutto molto relativo.
Guede ha commentato: “Potrò di nuovo sentire il sole sulla pelle e guardare fuori dalla finestra senza sbarre davanti agli occhi”. Come giudica queste parole?
“Come la legittima presa di posizione di una persona che ha trascorso più di otto anni dietro le sbarre ma che è stato anche molto sotto i riflettori dei media. Ora sarà interessante vedere come si comporterà, visto che dal comportamento che terrà in questa occasione dipenderanno anche tutti gli altri permessi che potrà ottenere in futuro. Se davvero il percorso rieducativo ha fin qui funzionato mi aspetto da parte sua una condotta di basso profilo. Fermo restando che si tratta pur sempre dell’unica persona condannata in via definitiva per uno dei più efferati omicidi degli ultimi anni”.