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Maniaco dell’ascensore, Bruzzone: “I sadici tornano a colpire. Liberi per vuoto normativo”

Intervista del 29 settembre 2017

Maniaco dell’ascensore, Bruzzone: “I sadici tornano a colpire. Liberi per vuoto normativo”

Era stato condannato a 14 anni di carcere per reati a sfondo sessuale compiuti fra il 2004 e il 2006 ma era uscito dopo soli otto anni. Una perizia lo aveva definito affetto da “narcisismo istrionico con tendenze sadiche”. Il “maniaco dell’ascensore” così era stato definito all’epoca della condanna, ritenuto responsabile di ben 25 stupri, è tornato a colpire violentando a Milano una ragazzina di 13 anni. Come è possibile? Nessuno lo controllava? Nessuno ha pensato che una volta tornato libero sarebbe tornato a colpire? Intelligonews lo ha chiesto alla criminologa Roberta Bruzzone.

 
Era prevedibile che quest’uomo tornasse a colpire?
“E’ noto che i predatori sessuali, soprattutto quelli con matrice sadica, hanno una propensione altissima di tornare a colpire, anche a distanza di trent’anni dalla prima condanna. Ci sono studi che lo confermano. Questa categoria di predatori resta pericolosa a vita. E’ importante quindi che vengano condannati a pene molto alte perché non sono recuperabili. Tornati a piede libero commetteranno altri reati. Sono certo che quello della 13enne non è il primo caso dal 2014. Impossibile che l’aggressore sia stato tre anni senza commettere violenze. Sarebbe il caso di indagare”.
Non sarebbe stato opportuno tenere questa persona sotto stretta sorveglianza? Se davvero è tipico di questi soggetti reiterare il reato perché non tenerli chiusi in qualche struttura?
“Il fatto è che lui non fu ritenuto incapace di intendere e di volere. Il nostro ordinamento per queste persone non prevede una sorveglianza dopo il ritorno in libertà. E questo è sicuramente un paradosso specie quando siamo in presenza di predatori relativamente giovani che possono tornare a far del male”.
Sta dicendo che l’ordinamento non è in grado di prevenire il rischio che questi soggetti tornino a commettere reati pur sapendo che lo faranno con certezza?
“Purtroppo nel momento in cui non vengono acclarate particolari esigenze di natura psichiatrica queste persone, scontata la pena, tornano libere a tutti gli effetti. C’è un evidente vuoto normativo da questo punto di vista. Non è previsto per i soggetti ritenuti capaci di intendere e di volere una sorveglianza attiva dopo il fine-pena. Mancano insomma gli strumenti normativi per gestire queste situazioni critiche. E questo certo è sconcertante”.
Però mi scusi, da un lato l’incapacità di intendere e di volere si invoca come attenuante per far ottenere sconti di pena e dall’altro il fatto di non riconoscerla dà luogo a certe assurdità. Quindi che fare?
“Il fatto è che bisognerebbe ragionare più che in termini di pena, di prevenzione della recidiva. Al momento però programmi di questo tipo non ci sono. L’unico modo di impedire che certi soggetti tornino a violentare, è tenerli in carcere, infliggendogli pene severe, possibilmente più lunghe possibili e senza concedere sconti di pena”.