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La criminologa Roberta Bruzzone: “Bestie sociopatiche eccitate dalla violenza”

La criminologa Roberta Bruzzone: “Bestie sociopatiche eccitate dalla violenza”

 

La criminologa analizza il duplice stupro di Rimini e traccia un profilo dei quattro ricercati, “Animali che possono tornare a colpire”

Violenza inaudita e ricerca spasmodica di umiliare le proprie vittime. Questo il profilo dei quattro ricercati che, a Rimini, hanno aggredito e stuprato una coppia di turisti polacchi per poi riservare lo stesso trattamento, poco dopo, a un transessuale peruviano. A tracciare le loro motivazioni è la dottoressa Roberta Bruzzone, Psicologa Forense, Criminologa Investigativa, Profiler, scrittrice, docente universitario e Presidente dell’Accademia Internazionale di Scienze Forensi, che spiega cosa ha spinto la banda di “animali” ad attaccare le proprie vittime.

Secondo quanto emerso fino ad oggi, qual’è il profilo dei quattro ricercati?
Sono ragazzi giovani che compongono un gruppo criminale a tutti gli effetti. Utilizzano lo stupro come ulteriore arma per umiliare la vittima davanti al suo uomo. Ritengo che la violenza non sia stata tanto uno sfregio nei confronti della donna ma una dimostrazione di forza nei confronti del ragazzo, vero obiettivo della rapina. Per loro le donne sono solo oggetti. Si tratta di una banda che utilizza droghe stimolanti, come la cocaina, e che possono contare su una rete di protezione a Rimini ma, adesso, molto probabilmente hanno lasciato la Riviera.

La forte risonanza mediatica li ha ulteriormente esaltati?
Sicuramente sì ecco perché, a mio parere, sono estremamente pericolosi. L’eco della loro impresa li ha eccitati ancora di più e, bestie come queste, possono tranquillamente tornare a colpire. Ritengo siano dei veri e propri sociopatici che dipendono da stimoli estremi ancora più potenti delle sostanze stupefacenti che assumono. Sono quattro belve che girano liberamente e non sarebbe da stupirsi se, in passato, avessero commesso crimini analoghi.

Dopo la violenza sulla ragazza, anche quella sul transessuale. Come rientra nel profilo questa seconda aggressione?
Il trans rientra nel quadro di quelle situazioni che loro disapprovano. Facendosi forza con il loro numero, tendono ad aggredire quelli che ritengono più deboli di loro. Nella coppia inerme li ha eccitati il fatto di umiliare il ragazzo, violentando la 26enne sotto i suoi occhi. Nel caso del transessuale, invece, un uomo che appare come una donna è ancora più meritevole della loro violenza in quanto palesemente ancor più debole. Abbiamo assistito a un machismo della peggiore accezione perché, questi animali, vogliono umiliare gli uomini a tutti i costi.

Speranze di poterli catturare presto?
Sicuramente non sono geni del crimine: hanno lasciato innumerevoli tracce e non hanno ucciso le vittime sapendo che sarebbero stati riconosciuti da queste. Sicuramente verranno presi, grazie alla tenacia e alla preparazione degli investigatori, ma è difficile fare previsioni sul quando. Certo è che, più passa il tempo, più le probabilità giocano a favore dei ricercati.

Cosa pensa dell’ondata di razzismo che è venuta a crearsi attorno a questa vicenda?
L’Italia non ha bisogno di importare stupratori perché, stando alle statistiche, le violenze sessuali commesse dagli stranieri sono appena il 10%. Oltre il 90% degli stupratori sono italiani e, le vittime, sono donne conosciute dai loro aggressori. Gli eventi dove il maniaco che aggredisce una donna a caso e le usa violenza sono una minima parte. Il problema è che, nella maggioranza dei casi, quando avviene uno stupro da parte di un conoscente, solo 2 casi su 10 vengono denunciati e, spesso per paura o vergogna, questi non approdano ai media. Ecco perché, come nel caso di Rimini, si è avuta questa risonanza su tutti i mezzi di informazione. Non dobbiamo trasformare i fatti avvenuti in Riviera in quello che non sono.
Fonte: Riminitoday.it