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Fedeltà, interviene la criminologa Bruzzone: “Sdoganarla dalla coppia è molto pericoloso”

Intervista del 26 febbraio 2016

Fedeltà, interviene la criminologa Bruzzone: “Sdoganarla dalla coppia è molto pericoloso”

“Pericoloso svincolare il concetto di fedeltà e di rispetto anche dal punto di vista giuridico”. Non ha dubbi Roberta Bruzzone, criminologa, analizzando dall’ottica della sua professione l’effetto ddl Cirinnà sul punto specifico e il ddl appena depositato in Senato per cancellare lo stesso concetto dal codice civile. Nella conversazione con Intelligonews ne spiega le ragioni aprendo uno spaccato anche sulla sua esperienza personale.

In base alla sua esperienza è giusto o no cassare il concetto di fedeltà da una legge come avvenuto per il ddl Cirinnà?

«Credo che il concetto di fedeltà e in particolare quello di rispetto sia alla base di un rapporto affettivo. Il concetto di fedeltà è strettamente connesso alla scelta, reale, definitiva o quanto meno concreta, che si fa quando si sta insieme a una persona con la quale poi si decide di vivere, fare figli e costruire una famiglia. Il fatto di toglierlo, cancellarlo, non sono dalla relazione di coppia ma anche dalla legge temo sia una strada pericolosa perché sdoganare questo concetto ritenendolo superato, significa deresponsabilizzare la coppia. La coppia, anche nella sua accezione antropologica, porta inevitabilmente con sé il concetto di fedeltà, e lo vediamo nel matrimonio. Questo prima di tutto è un valore – non un’indicazione romantica – e svincolarlo dalla responsabilità che racchiude in sé lo trovo pericoloso».

Pericoloso perché? Quali sono i rischi? 

 «E’ pericoloso perché a questo punto, in qualche modo, si sdogana la possibilità di tutelarsi di fronte a un partner fedifrago, immaturo, che va in cerva di nuove sensazioni, e che può sentirsi legittimato a farsi i cavoli propri. E’ una direzione verso la deresponsabilizzazione e in questo momento storico non mi sembra il massimo della vita annullare questo concetto anche dal punto di vista giuridico».

Come valuta il ddl presentato in Senato che propone di togliere il concetto di fedeltà dal codice civile, modificando l’articolo 143? 

«Mi auguro che ciò non accada. Significa minare alle base un presupposto fondamentale per costruire prima la coppia, poi la famiglia come naturale evoluzione di un rapporto che in quanto tale chiede e presuppone, invece, impegno quotidiano, di fronte alle difficoltà della vita o alle malattie. In sostanza, passa il concetto che quando c’è appena un problema io mi posso girare dall’altra parte e se questo mi viene in qualche modo permesso anche legalmente mi sembra che vi sia il tentativo di andare verso una deresponsabilizzazione di tutto, compreso i rapporti tra le persone. Mi domando: il prossimo passo quale sarà? Poter ripudiare un figlio perché ha portato a casa brutti voti da scuola? A questo punto e con questi presupposti, si legittima tutto e il contrario di tutto. Nella vita bisogna fare delle scelte che comportano conseguenze. Questa finta libertà nei costumi morali può avere un impatto negativo sul concetto di famiglia e anche di coppia, di relazione. Non è per fare la bacchettona, io le parlo da donna divorziata: sono stata infedele ma proprio perché sono stata dall’altra parte della barricata so cosa vuol dire e questo concetto che vedo avanzare mi fa spavento. Il fatto di rendere legittimabili queste scelte nel momento in cui hai a che fare con persone immature, che alla prima difficoltà si arrendono o scappano, non mi sembra la strada migliore da percorrere».

Quanti crimini ruotano attorno al concetto di fedeltà?

«Moltissimi. Al di là dei delitti ci sono moltissime vicende familiari, specie dopo le separazioni che innescano vere e proprie saghe di vendette e contro-vendette che spesso hanno all’origine un motivo di tradimento. Si tratta di una ferita narcisistica che spesso porta con sé un atteggiamento aggressivo nei confronti dell’altra persona. Della serie: io a te ho preferito qualcun altro. Si capisce bene come di fronte a questo, la maggiorparte di noi non la digeriscono benissimo».

In passato il concetto di vendetta era una leva giuridica che in qualche modo legittimava la vendetta, ad esempio del marito nei confronti dell’amante della moglie. La Cirinnà lo richiama motivando l’eliminazione del principio dal ddl. Oggi il concetto di fedeltà tutelerebbe la donna o no?

«Credo che il concetto di fedeltà e soprattutto di rispetto, sia il fattore di protezione maggiore non solo per le donne ma per tutti gli esseri umani. E quando dico questo mi preoccupo in particolare dei bambini che nascono in coppie ‘liquide’. Nella mia vita ne ho viste tante di situazioni familiari deflagrate dove i danni maggiori dei comportamenti dei genitori li hanno avuti e vissuti i bambini. Il concetto di fedeltà è inevitabilmente legato a quello di scelta: scegli una persona, ci fai dei figli e una famiglia. Ma se si svincola dal concetto di rispetto, penso possa diventare pericoloso per tutti».

La fedeltà è un retaggio medievale, secondo Scalfarotto. Esiste una fedeltà medievale?

«Non credo proprio, non so che film possa aver visto Scalfarotto. Io trovo che il concetto di fedeltà sia straordinariamente moderno anche perché tiene in sé quello del rispetto. Viviamo in un’epoca dove è possibile tutto e il contrario di tutto e nessuno deve metterci bocca; l’idea che si possa fare tutto quello che si vuole sempre e ovunque mentre su questo pianeta non si può fare tutto. Ecco, svincolando il concetto di fedeltà e rispetto anche sul piano giuridico temo al posto dei benefici si determinerà esattamente l’opposto».