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Yara, criminologa Bruzzone: “Prove schiaccianti, così dai giudici messa pietra tombale sul caso”

Intervista del 17 ottobre 2017

Yara, criminologa Bruzzone: “Prove schiaccianti, così dai giudici messa pietra tombale sul caso”

 

Massimo Bossetti secondo i giudici di appello di Brescia che hanno confermato la condanna all’ergastolo già emessa in primo grado avrebbe “dato prova di un’indole malvagia, priva del più elementare senso di umana pietà. Ha colpito più volte, con azione prolungata, vigliaccamente e senza alcun segno di ravvedimento”. Il movente sarebbe nelle avances sessuali avanzate dall’uomo e respinte da Yara, I giudici di secondo grado hanno inoltre motivato le ragioni che hanno portato a negare la superperizia sul dna rinvenuto sugli indumenti della vittima richiesta dai difensori del muratore di Mapello, riconfermando la piena validità ed efficacia del lavoro svolto dagli inquirenti. Intelligonews ne ha parlato con la criminologa Roberta Bruzzone.

Yara uccisa brutalmente per aver respinto le avances di Bossetti. E’ questo dunque il movente scatenante?
“Assolutamente sì, il movente è di matrice sessuale. Evidentemente Bossetti riteneva di poter gestire il contatto con la ragazzina e quando si è trovato davanti il netto rifiuto di Yara e a quel punto il rischio di essere da questa denunciato ha deciso di ucciderla con ciò che aveva a disposizione e infierendo su di lei proprio per punirla del rifiuto opposto”.
Bossetti secondo i giudici avrebbe “dato prova di un’indole malvagia, priva del più elementare senso di umana pietà”. E’ questo il profilo criminale che meglio si addice?
“Certo, parliamo di un soggetto che ha vissuto per altri quattro anni nell’assoluta indifferenza rispetto alla gravità di quanto commesso. In più ha continuato a nutrire interessi sessuali perversi della stessa fattispecie, anche dopo l’omicidio come hanno dimostrato le ricerche effettuate sul web e rinvenute sul suo computer. Cosa ancora più grave è stato poi il tentativo di voler attribuire queste ricerche ad altri membri della sua famiglia, quando era evidente che a farle era stato lui. Poi i giudici hanno messo una pietra tombale anche sul furgone. Ci sono le prove che il mezzo abbia girato per diversi minuti intorno alla palestra prima che Yara venisse adescata. A questo punto la ricostruzione di quel pomeriggio mi pare indiscutibile Non credo ci possano essere spazi per ricostruzioni alternative. Poi c’è il dna, altra prova granitica. Di fronte ad un simile scenario confermato tanto in primo che in secondo grado, non credo proprio che vi possano essere spazi per un giudizio diverso in Cassazione”.
Il fatto che i giudici abbiano respinto la richiesta della superperizia avanzata dai difensori a causa della scarsità del materiale biologico, non potrebbe continuare a rappresentare la carta da giocare in Cassazione?
“Che la difesa continui a cavalcare questo argomento mi pare prevedibile, ma che possa portare i frutti sperati mi sembra improbabile. I giudici di appello non hanno detto soltanto che la perizia è irrepetibile perché il materiale non è più a disposizione, ma evidenziano come l’accertamento disposto dai Ris e confermato da vari esami di laboratorio dimostri la validità del lavoro svolto dagli inquirenti e la solidità delle prove raccolte. La difesa di Bossetti non è mai riuscita a dimostrare l’inefficacia della metodologia impiegata dai Ris per identificare Bossetti. Non è emerso nessun elemento che possa rendere critica la prova del dna che lo ha incastrato”.
I giudici poi sembrano anche evidenziare come, dna a parte, sarebbero comunque altre le prove che dimostrerebbero la colpevolezza del muratore. E’ così?
“Esattamente, qui manca soltanto la prova video dell’omicidio, ma tutti gli altri elementi raccolti conducono in un’unica direzione, cioè a lui”.