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Tiziana Cantone, accertamenti su FB. Bruzzone: “Un segnale contro gioco a massacro”

Intervista del 11 aprile 2017

Tiziana Cantone, accertamenti su FB. Bruzzone: “Un segnale contro gioco a massacro”

Tiziana Cantone si era suicidata dopo la diffusione on-line di video hot finiti anche in siti porno dopo un tam tam di condivisioni sui social. Il gip ha archiviato la posizione di quelle persone a cui lei aveva inviato i suoi filmati, ma ha chiesto un’indagine ulteriore per verificare eventuali responsabilità del legale rappresentante di Facebook Italia. Roberta Bruzzone, criminologa e agguerrita esperta in tema di cyberbullismo, donne e violenze, a IntelligoNews commenta subito: “Non avevo dubbi. Ed è interessante il nodo Facebook”.
Bruzzone, per le persone a cui Tiziana aveva inoltrato i suoi video hot c’è stata l’archiviazione, mentre sul legale rappresentante di Facebook Italia si apre un’indagine volta ad accertarne eventuali responsabilità. C’è una contraddizione in tutto questo? 
“Non è affatto un controsenso. Perché la posizione di quelle persone, anche sulla scorta dei risultati investigativi, si era già determinata come insussistente. Io ero convinta che sarebbe stato questo l’epilogo. Perché la divulgazione del materiale che si erano scambiati su Tiziana non era in alcun modo riconducibile alla loro responsabilità. E’ chiaro piuttosto che Facebook ha una responsabilità più allargata, perché non è tanto un problema di divulgazione del materiale ma l’aver consentito, senza alcun tipo di tutela, un gioco al massacro nei confronti della Cantone che è stato determinante a mio avviso nel creare quelle condizioni psicologiche che poi l’hanno portata al tragico gesto”.
L’avvocato di famiglia afferma che se Facebook non avesse divulgato questi video non ci sarebbe stato l’accostamento diretto tra Tiziana Cantone e i siti porno? 
“Io sono assolutamente in linea con quanto sostenuto dalla difesa della mamma della Cantone, perché sostengo che in questo tipo di vicende (quella di Tiziana non è certo l’unica) un certo criterio di sottovalutazione da parte dei social media e di chi li gestisce purtroppo consenta un aggravamento di questi scenari. Non soltanto per quanto concerne i contenuti di matrice sessuale, anche per altre tipologie di contenuti che istigano comunque all’odio e sotto forma di varie modalità”.
L’avvocato della famiglia ricorda che Facebook fu diffidato, ma non fece nulla. Questo potrebbe configurarsi come reato? 
“Questo è un ambito molto delicato, sono sicura che il magistrato dovrà porsi tutta una serie di questioni, anche di natura giurisprudenziale in relazione alla competenza territoriale. Non sarà certo uno scenario banale. Però, che si cominci a metter in discussione anche il modo in cui i social – nella loro complessità -gestiscono certi scenari, lo ritengo un ottimo segnale”.
Questo processo e la futura sentenza potrebbero essere propedeutici a scoraggiare nuovi casi Cantone? 
“Propedeutico a fare in modo che laddove si verifichino situazioni di questo tipo, o di uguale gravità, i social media si adoperino tempestivamente per tutelare gli utenti”.
Se la Procura dovesse decidere di non procedere anche contro Facebook, la morte di Tiziana Cantone non avrebbe colpevoli? 
“Non credo. E comunque c’è il fidanzato ancora indagato, per altre tipologie di reato, ma è ancora sotto inchiesta”.