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Fidanzati travolti, Bruzzone: “Sempre più frequente. Cosa notare e fare”

Intervista del 12 luglio 2017

Fidanzati travolti, Bruzzone: “Sempre più frequente. Cosa notare e fare”

L’uomo che domenica scorsa ha travolto con il suo camion una coppia di motociclisti sulle strade della Val di Susa, uccidendo Elisa Ferrero e ferendo gravemente il suo fidanzato Matteo Penna, si è visto trasformare il capo d’imputazione da omicidio stradale ad omicidio volontario. Secondo gli inquirenti infatti l’uomo a bordo del suo camion avrebbe volontariamente inseguito e travolta i due fidanzati per problemi di traffico. Non si sarebbe dunque trattato di un incidente colposo ma di un omicidio in piena regola. Intelligonews ha intervistato la criminologa Roberta Bruzzone la quale ha evidenziato come questo tipo di omicidi legati cioè a liti su strada, sono purtroppo sempre più frequenti.

Che idea si è fatta di questa vicenda e del conducente del camion che secondo gli inquirenti avrebbe volontariamente inseguito e travolto Elisa Ferrero e il fidanzato?
“Mi pare evidente alla luce degli elementi emersi che non si possa parlare di omicidio stradale ma di omicidio volontario riguardo la condotta dell’investitore. Con ogni probabilità è avvenuto quello che avviene frequentemente su strada, ossia una lite per ragioni di viabilità. Il motociclista da quanto ho letto avrebbe manifestato una certa rabbia nei confronti di questo camionista che per tutta risposta li ha inseguiti travolgendoli in maniera lucida e consapevole. Questo signore ha in pratica usato il suo furgone come un’arma. A mio giudizio l’omicidio volontario in questo caso si configurerebbe anche in forma aggravata”.
Come bisognerebbe comportarsi in certi casi?
“Cominciamo con il dire che gli omicidi legati a questioni di traffico sono in aumento vertiginoso. E’ chiaro che nel momento in cui ci troviamo di fronte ad un soggetto che si mostra molto violento alla guida e si manifesta molto aggressivo nei nostri confronti, la prima cosa da fare è non accettare provocazioni e fermarsi al primo posto utile, dove ci sono altre persone. Purtroppo il rischio di trovarsi di fronte squilibrati anche armati è molto alto”.
Accelerare in velocità e cercare di seminare l’inseguitore potrebbe essere una soluzione?
“Nel caso specifico forse l’unica via d’uscita era proprio quella di correre più veloce del camion, ma temo che il motociclista in questo caso abbia sottovalutato la pericolosità dell’inseguitore. Forse riteneva che non sarebbe arrivato a tanto. Certo, la cosa migliore è sottrarci a chi ci insegue accelerando il più possibile ma rifugiandosi al primo posto utile dove ci sono altre persone che possono aiutarci, o quanto meno chiamare la Polizia o scoraggiare comportamenti violenti da parte di soggetti squilibrati”.
Può la strada trasformare in potenziali omicidi anche persone che magari nella vita normale non lo sono? Che meccanismi si innestano?
“Il veicolo che si guida viene investito di una sorta di estensione del proprio sé. Le frustrazioni e le problematiche che uno incontra nella vita di tutti i giorni e nelle relazioni interpersonali vengono in qualche modo spostate sul mezzo che si guida. Nel momento in cui si ha la percezione di aver subito un torto il proprio narcisismo porta a gesti anche estremi. E’ questo un fenomeno ormai conosciuto perché molto frequente”.
Quindi come si può risolvere?
“Da quanto ho letto questo soggetto già in passato si era visto ritirare la patente al punto da aver seguito pure un percorso riabilitativo. Quando uno viene già trovato alla guida in condizioni psicofisiche alterate o si è reso protagonista di comportamenti violenti al volante o su strada, dovrebbe essere sottoposto ad una sorta di ergastolo della coscienza, ossia dovrebbe essere condannato per il resto della sua vita a girare a piedi”.