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Ashley, Bruzzone: “Delitto d’impeto. Non cercherei lontano dalla sua cerchia”

Intervista del 12 gennaio 2016

Ashley, Bruzzone: “Delitto d’impeto. Non cercherei lontano dalla sua cerchia”

“Probabile delitto d’impeto che potrebbe rientrare nella sfera dei delitti passionali”. E’ la prima cornice che Roberta Bruzzone, criminologa, traccia attorno all’omicidio di Ashley Olsen, trentacinquenne americana, uccisa a Firenze nel suo appartamento. Nella conversazione con Intelligonews, analizza gli elementi finora emersi.

Che idea si è fatta sulla morte di Ashley Olsen?

«Dal punto di vista delle caratteristiche vittimologiche e da quanto finora emerso sia sulla dinamica omicidiaria che per tipologia di delitto, pare si tratti di un delitto di impeto e dal mio punto di vista depongono per un approfondimento del livello di conoscenza tra vittima e carnefice che tuttavia parrebbe rientrare nella sfera dei motivi passionali, forse un tradimento o una disponibilità sessuale ritenuta non in linea con le aspettative dell’aggressore. Non cercherei lontano dalla cerchia di frequentazioni vicine alla vittima che merita un approfondimento anche sul piano degli alibi di tutte le persone vicine ad Ashley, a partire dal fidanzato».

C’è il rischio di un nuovo caso Meredith? 

«Sulla dinamica del ritrovamento del corpo mantengo qualche perplessità, specialmente sul tentativo di rianimare una salma tale da due giorni. Rilevo questa incongruenza, ovviamente sulla base delle informazioni giornalistiche, quindi mantenendo per il momento un prudente ‘beneficio di inventario’».

Cosa c’è che non le torna in questo delitto?

«In tutta onestà, ritengo che con gli elementi raccolti finora dovremmo arrivare abbastanza rapidamente alla soluzione. Anzitutto ci sono i filmati delle telecamere poste nella strada e se funzionano, il killer in queste ore non dovrebbe stare troppo allegro. Vedremo l’esito dei filmati, dopodichè la dinamica omicidiaria è di quelle che lasciano tracce anche dell’aggressore. Sotto questo profilo il tentativo sui generis di rianimare la giovane donna ha contaminato informazioni che potevano essere raccolte sulla vittima e sulla scena del crimine. Ed è altrettanto chiaro che eventuali tracce biologiche dell’aggressore potrebbero avere una spiegazione diversa davanti. Insomma si tratta di un elemento che disturba la ricostruzione dei fatti proprio perché l’aggressore ha interagito in maniera fisica importante anche nella zona dello strozzamento. Io parlo da tecnico della scena del crimine: al momento consideriamo la buona fede del fidanzato ma è indubbio che il tentativo di rianimare la donna davanti alla proprietaria di casa, produce un danno all’inchiesta».

Individua similitudini con il caso di Meredith?

«Sotto il profilo vittimologico, si tratta di una ragazza americana con una vita abbastanza libera, un legame sentimentale importante ma anche frequentazioni autonome a livello di amicizie sulle quali occorrerà approfondire. Similitudini con Meredith potrebbero esserci ma solo a livello di tipologia di vita di due donne anglosassoni in Italia per motivi di studio o di passione e che in qualche modo, si fanno coinvolgere nella movida di una città viva e movimentata come Firenze. Adesso bisognerà vedere se anche la relazione di Ashley era movimentata: il quadro complessivo resta ancora da chiarire».